IX Forum mondiale Paulo Freire
IX Forum Mondiale Paulo Freire
luci e ombre.
(Torino, 17-20 Settembre 2014)
di Roberto Mazzini (Cooperativa Giolli)
Una visione parziale ma spero produttiva di dialogo, sull'incontro biennale del movimento legato al pensiero di Freire.
Parto con una cronistoria a cui seguono alcune valutazioni personali, ma condivise in parte da altri membri della Rete nazionale Freire-Giolli.
Mi scuso con chi non cito, perché non ero presente o non ho trovato rilevante il contributo.
Mi scuso anche se non ho capito alcune cose o le ho fraintese.
Attendo freirianamente chiarimenti.
Il contesto.
Ogni due anni viene organizzato un incontro mondiale degli educatori Freiriani, questo era il 9°.
Si è svolto a Torino dal 17 al 20 Settembre, promosso dall'Istituto Paulo Freire Italia di Milano assieme al Gruppo Abele di Torino. Giolli era nei sostenitori insieme tanti altri.
Più di 200 persone hanno partecipato, circa 80 stranieri, soprattutto dal Brasile.
Decine le relazioni presentate in plenaria o piccoli gruppi.
Alcuni interventi chiave:
MERCOLEDÌ 17 SETTEMBRE
sotto gruppo
“Educare a emanciparsi tra arte e comunicazione esistenziale”.
· Claudius Ceccon, peruviano che ha lavorato con Freire, vivente a Ginevra, ha sottolineato nel suo contributo che raccontava l'uso del fumetto nell'alfabetizzazione popolare, l'importanza dello humour e delle immagini.
Mio commento: un punto importante che riprende lo stesso Boal nell'ultimo testo dell'Estetica dell'Oppresso, ovvero l'importanza di creare un altro immaginario per un nuovo mondo possibile, l'immaginario degli oppressi che si liberano.
Ma come contrastare l'immaginario dominante che passa attraverso soprattutto la TV, i film, la pubblicità?
Sottolineo l'importanza del teatro perché arte globale, dove c'è il visivo, l'uditivo, il poetico, il sonoro, il musicale e anche la parola.
· Jaciara Carvalho (FE/USO Brasile) ci interpella sulla possibilità di fare coscientizzazione con l'educazione a distanza. Sostiene che è possibile creare un circolo di cultura virtuale, a patto di soddisfare almeno 6 condizioni:
- La prima è che “Educare non è neutro”; per chi e contro chi lo facciamo? L'educazione dev'essere finalizzata a creare cittadinanza attiva, non all'accumulo di conoscenze.
- Creare un contesto dove gli alunni si sentano liberi di esprimere le loro opinioni e i professori possano esprimere i loro valori sulla cittadinanza planetaria.
- Non ci sia frammentazione del lavoro tra i professori, ma un lavoro collettivo tra di loro, coi, tutor, con gli studenti.
- Che il dialogo sia mediato tramite il mondo, quindi partendo dalla realtà dell'educando. Non sia un contenuto astratto, formale. Cioè non va ignorato il sapere comune, ma va problematizzato... problematizzare l'esistenza/vita del soggetto.
- Che l'educando possa partecipare al processo di insegnamento, quindi è contro un progetto centralizzato dove i professori non dialogano con gli studenti sui contenuti e i metodi. E' anche importante che il percorso sia flessibile alle esigenze degli alunni. Di solito invece sono i docenti che preparano tutti i documenti. La condizione al contrario è che si inizi preparando un pezzetto, si conoscano gli alunni, si condividano opinioni e poi si produca il resto dei testi in modo condiviso.
- L'educazione deve essere trasformatrice, sia di sé che della società. Quindi questa educazione a distanza si deve articolare coi movimenti sociali e non restare chiusa in se stessa. Deve essere liberatrice, quindi nel mondo e con il mondo, per trasformarlo.
· Janine Moreira, psicologa dell'università di Santa Caterina (Brasile) mette a confronto Freire e Sartre. Le due principali somiglianze sono che:
- Ambedue erano molto politici, cioè si chiedevano come trasformare la realtà ingiusta. Uno lavorando sull'educazione l'altro sulla soggettività materialista.
- Due loro concetti sono mal compresi: la coscientizzazione in Brasile è diventata “far capire all'altro, far pensare come noi”, che non è quella espressa da Freire. La libertà da Sartre è vista come una libertà situata nelle condizioni oggettive, invece se ne parla come se fosse “spontaneità”.
· Chiara Tarditi dell'associazione piemontese Elianto, presenta l'esperienza di una radio WEB con giovani di 13 Comuni delle Langhe. L'associazione Yepp Langhe, fatta di ragazzi dai 15 ai 25 anni, ha l'obiettivo di far incontrare i ragazzi dei 13 comuni dispersi e piccoli. E' partita da un interesse dei giovani che si sono costruiti l'esperienza in dialogo con gli educatori (scelta del tema, interviste, inchieste, creazione delle trasmissioni, diffusione, partecipazione a eventi locali e non...).
· Davide Fant dell'IPF Italia, relaziona sull'Hip Hop come strumento pedagogico e racconta di un gruppo di Saronno-Varese. Sostiene l'importanza rivoluzionaria di questo fenomeno culturale nato nel Bronx, che ha elementi di novità di cui gli adulti sembrano non accorgersene. Se intervisti i giovani le risposte sul senso dell'Hip Hop sono banali... un altro modo è andare a dialogare con loro per capire perchè i graffiti o la danza o la scrittura sui muri sono importanti. Perchè non aiutarli a costruire parole insieme, sul significato che tu giovane non sai dare ancora in parole ma che c'è? L'Hip Hop può essere lo strumento per agganciarli e aiutarli a ricreare significati.
Si conclude il lavoro scrivendo delle domande che sono sorte nel gruppo ascoltando le esperienze:
- se, e come, l'arte come linguaggio, narrazione e comunicazione, in ogni senso possibile, può rinnovare l'immaginazione politica?
Mio commento: facendo partecipare anche chi è ai margini della società e creando un immaginario collettivo più umano e democratico.
GIOVEDÌ 18 SETTEMBRE
sotto-gruppo
“Educazione degli adulti in prospettiva Freiriana”
· Viene riportata un'esperienza italiana di lavoro con persone sorde. Si sostiene che le lingue dei gesti sono lingue naturali e quindi diverse da cultura a cultura. I sordi sono oppressi, come minoranza linguistica perché sono gli altri che decidono per i sordi. Il potere ce l’hanno i medici, non i linguisti... le famiglie vanno subito dai medici appena scoprono il problema. La comunità parlante impone dei modelli irraggiungibili per i sordi. Purtroppo gli stessi soggetti del corso chiedevano di imparare la lingua italiana e basta, mentre le educatrici proponevano di valorizzare le due lingue. Ci si è trovati davanti a un'impasse.
Mio commento condiviso dalla narratrice:
La medicalizzazione riguarda tanti gruppi, tutta la società di oggi. La persona sorda, come diceva Andrea Canevaro per i disabili in genere, mette in luce un bisogno di tutti, in questo caso quello di non essere medicalizzati. L'autrice sostiene però che i sordi vivono maggiormente l'oppressione perché impediti nella loro lingua dei segni.
Aggiungo che la sua impasse è la situazione vissuta da Freire: i contadini volevano imparare a scrivere, non a coscientizzarsi. Sta nell'educatore trovare le vie per fare un salto e un'alleanza coscientizzante, senza imporre un percorso non condiviso, ma facendo riscoprire la propria dignità e ricchezza umana.
· Una donna di Lecce narra la sua esperienza in carcere nel Congo, fatta di condivisione e comunione del pane verso i detenuti che non avevano letteralmente da mangiare.
Mio commento-domanda: le chiedo chi sono gli oppressi in carcere? Per me i detenuti sono oppressi socialmente, ma anche oppressori di altri cittadini verso cui han commesso violenze. Gli stessi agenti vengono dalle stesse condizioni sociali di povertà. Non neghiamo la possibilità di scelta etica del detenuto, quindi della sua responsabilità negli atti che ha compiuto, salvo casi di leggi ingiuste, errori, ecc.
Inoltre trovo importante mantenere la distinzione educatore-educando, che è la competenza metodologica... poi è chiaro che educare è uno scambio, ma i ruoli sono diversi. Se non si tiene fermo questo principio si scivola nella superficialità. L'educatore deve rompere il senso comune, attuare delle rotture epistemologiche come diceva Bachelard, o problematizzare, come diceva Freire, non semplicemente dialogare o ascoltare o facilitare.
· Il Centro Valenciano di Educazione Popolare in Spagna è un luogo di pratica eco-femminista e Freiriana. I presentatori sostengono con forza l'identità dei cittadini di Valencia.
Mio commento: l'enfasi sull'essere valenciano (questa forte identità) come si coniuga con la presenza di stranieri o di altri spagnoli che non si sentano valenciani? Non c'è il rischio di allontanare se non discriminare chi non ha questa forte identità?
· Sonia Couto dell'IPF San Paulo ci racconta come la presidenza di Lula abbia finanziato con costanza la scuola e la formazione degli adulti. Racconta poi di come fanno la costruzione del curriculum della scuola dal basso. Sapendo che gli studenti vengono da ambienti sociali e culturali e classi diverse, storie personali di esclusione diversa... Prima danno ascolto ai bisogni, poi condiviso le pratiche tra i professori, gli amministratori scolastici, tutto il personale della scuola, che doveva ascoltare la comunità; in momenti diversi han fatto incontrare attori diversi, per costruire insieme il curriculum, adatto a quella specifica comunità.
Pomeriggio
corso breve
“L'opera di Paulo Freire: le idee e le pratiche”
· Angela Antunes dell'IPF San Paulo - Brasil ricorda alcune tesi di Freire:
1) L'educazione è un atto politico, è un intervento nel mondo, che non trasforma da solo la società, ma trasforma gli uomini che trasformano la società. L'educatore deve avere un chiaro progetto politico-pedagogico, che contribuisce a trasformare il mondo, non a confermarlo.
2) Ci si deve chiedere il perchè dell'educazione, e il per chi? Contro chi e a favore di chi?
3) Non ci sono docenti senza discenti: serve il dialogo, dove chi insegna apprende, un alunno insegna al maestro a insegnare e l'altro, il maestro, insegna ad apprendere. Ognuno impara, e impara anche insegnando. Infine ci vuole dialogo tra sapere formale e informale.
4) Corporificare/Incarnare le parole col nostro esempio. La pratica deve essere coerente e quindi se la scuola vuol essere democratica, pubblica e popolare, deve far vivere queste esperienze a chi la abita.
5) Non si impara solo con la ragione, ma col corpo intero: affettività, voler bene all'educando, non discriminarlo, non far violenza... Usare i diversi linguaggi per stimolare le diverse manifestazioni umane e per ampliare il repertorio culturale dell'educando.
6) La bellezza fa parte del processo pedagogico: educazione anche come organizzazione dello spazio, del tempo e delle relazioni.
7) Non si insegna senza ricerca e non c'è ricerca senza insegnamento. Dobbiamo ricercare attorno alla vita degli alunni e al loro mondo.
8) La valutazione dev'essere dialogica, un momento dell'apprendimento, non per escludere o classificare, ma per analizzare il processo educativo, come stiamo costruendoci come esseri umani. Serve a ripensare la pratica. Non è solo in un senso però, anche l'allievo valuta l'insegnante. E infine si valuta anche il progetto politico-pedagogico della scuola.
9) La tecnologia deve essere un contributo al progetto pedagogico, Freire non è contro la tecnologia.
10) La conoscenza ha una funzione sociale, serve a emancipare, non è neutra. Deve contribuire a capire il contesto dove viviamo, aiutare a leggere il mondo per capirsi nel mondo. Tutta la conoscenza storica accumulata è selezionata dalla scuola: chi seleziona? Con che criteri? Per rispondere a quali domande? I criteri per Freire sono quelli di aiutare a comprendere il mondo di oggi. Ma non per capire e basta, per trasformarlo. Per riscriverlo. Quindi no alla scuola che informa, ma sì a quella che promuove un dialogo con la conoscenza informale, dialogo dell'educando con l'educatore, della comunità con la scuola, ecc.
Descrive poi l'esperienza che fanno in alcune scuole dove riescono a collaborare che qui sintetizzo per fasi, brevemente:
1) lavorano con tutti: insegnanti, rappresentanti dei diversi segmenti scolastici, studenti, famiglie, ecc. Fanno un lavoro di analisi, creando una mappa del territorio per visualizzarlo.
Poi chiedono: com'è il quartiere? Come ci si vive? Cosa vediamo? Come lo vediamo? Come vivono le persone in genere? Ci sono analfabeti? Persone che soffrono per le inondazioni? Disoccupati? Chi ci aiuta a conoscerlo meglio?
Lo stesso sulla scuola: com'è? Come sono le persone che la compongono?
Fanno queste domande alla comunità scolastica, ma poi escono anche sul territorio per interpellare le varie persone.
2) Organizzano una festa della scuola e della comunità estesa dove presentano i risultati di queste inchieste, con modi diversi a seconda dei gruppi: cartelloni, video, canzoni, discussioni, grafici, plastici, schemi dei dati raccolti, ecc.
Nella festa portano tutti i dati delle investigazioni fatte dalla commissione di ricerca, con linguaggi diversi; i bambini annunciano al festa nel quartiere con tamburi per le strade.
3) La commissione fa una prima lettura delle letture emerse nella festa e la propone come sua ipotesi-sintesi alla comunità in una assemblea con rappresentanti degli studenti, insegnanti, cittadini, ecc.
4) Se la lettura non viene confermata si investiga meglio e si aggiusta. Quando viene confermata allora si portano i risultati nel progetto pedagogico, quindi per esempio si propongono dei temi generatori. Racconta un caso dove era emersa una grande rassegnazione e quindi proposero come tema generatore “vivere o esistere”? Che poi le diverse materie trattarono in modi specifici.
VENERDÌ 19 SETTEMBRE
Plenaria
· Oscar Jara del Centro Educazione Popolare del Costa Rica si chiede <Come si reinventa Freire invece di copiarlo?>
Non si può ridurre Freire a un metodo, lui creò una filosofia dell’educazione legata a una visione del mondo e della storia. Non si può ridurre nemmeno a un metodo di alfabetizzazione, è una proposta filosofica.
Ci propone poi due letture critiche ed emancipatrici:
- si possono rileggere i testi di Freire, rileggere Freire sulla base dell’oggi, per far dialogare la nostra parola con la sua.
- e si può anche rileggere il mondo di oggi con la filosofia di Freire.
Rispetto alla seconda lettura critica, propone di usare alcune categorie di Freire:
1. L'Amorevolezza verso il mondo, le persone.
2. Il Dialogo con le diverse proposte, le idee contrarie, le situazioni diverse, le persone diverse.
3. La Sfida: la realtà lo sfidava sempre, l’educatore deve essere uno “sfidatore”, quali sono le sfide di oggi?
4. La Storia come possibilità e non come determinismo.
5. La Ricerca della coerenza: non è una virtù che si ha già e per sempre, ma va cercata. La coerenza di oggi può essere l’incoerenza di domani. Nel dialogo con la realtà e con le persone e nella sfida col contesto, si cerca la coerenza. Siamo persone umane che si costruiscono cercando la coerenza.
Ci propone poi di fare una riflessione critica con questi 5 elementi chiave di Freire sopra citati. Come possiamo leggere questi 4 elementi del contesto attuale:
- La crisi della civiltà
- La qualità e il diritto all’educazione
- I movimenti che lottano per la democrazia
- La riflessione critica e l’apprendimento che viene dalla nostra pratica.
Conclude dicendo che l’educazione critica non crea direttamente il cambiamento, ma non ci sarà cambiamento senza educazione critica. Perché l’educazione crea persone che poi cambiano la società. Il nostro lavoro specifico è la formazione del soggetto che fa il cambiamento.
Pomeriggio
Circolo di Cultura
“Educare a emanciparsi tra arte e comunicazione esistenziale”
Vengono presentate brevemente a mo' di stimolo culturale spot, 6 esperienze di uso dell'arte:
· Paulo Roberto Padilha dell'IPF San Paulo ci porta nella musica, sia facendocela fare che comparando i parametri musicali e la nostra pratica: che timbro ha la nostra pratica educativa? É grave o acuta? Lenta o veloce? Ecc. Sostiene l'importanza di educare con le varie arti per stimolare le varie dimensioni dell'uomo e soprattutto quelle estetiche, sensibili. Il Pensiero logico-verbale non è il solo, c'è anche il Pensiero sensibile (come dice Boal).
· Gisella Vismara di Bologna ci pone alcune domande di senso su arti visive ed emancipazione, sulla creatività, ecc.
· Elisa Orlando e il suo gruppo giovanile dello Slam Lab Saronno ci performa delle auto-scritture poetiche spiegandoci questo movimento (Slam Poetry) basato sulla creazione propria e la sfida poetica.
· Maria Victoria Gomes (Uninove Brasil) mostra col power point una riflessione sull'uso dei nuovi media per la coscientizzazione.
· Chris, un giovane, ci racconta della pratica dell'Hip Hop e ci coinvolge in movimenti e canto.
· Andrea Serafini di Yepp Italia mostra alcuni video e spiega alcune esperienze coi giovani: a partire da un tema condiviso, per sceneggiare ed esprimere le loro idee in modo visuale e accattivante.
SABATO 20 SETTEMBRE
· Moacir Gadotti (IPF San Paulo Brasil) insiste che la coscientizzazione di Freire non è un metodo, ma una filosofia politica ed educativa. E che è un'educazione integrale, dove dobbiamo associare conoscenza simbolica a quella sensibile e a quella tecnica.
Propone poi sei tesi:
1) Non basta includere tutti nell’educazione, bisogna emancipare, bisogna arrivare alle forme di bellezza delle persone, al sogno; non basta l’informazione ma dare accesso a strumenti che permettano di creare senso su queste informazioni. Un’educazione deve domandare il perché stiamo imparando questo? Per chi? Risposta di Freire: per il ben-vivere, con noi stessi e con gli altri. Questa istruzione di oggi invece disprezza il sapere dei discenti. L’educatore è un mero riproduttore della conoscenza, un facilitatore, non un problematizzatore (quindi sostituibile con un computer). Non va bene la privatizzazione dell’educazione, ma l’educazione statale è oggi anche lei mercantilizzata e non contribuisce all’umanizzazione. L'educazione deve essere trasformatrice.
2) Si sta perdendo l’egemonia sopra il progetto educativo. E’ il mercato che educa, la mercantilizzazione passa per lo stato, si è appropriata dell’educazione dello stato, privatizzando. In Brasile molte città comprano i pacchetti educativi dai privati, senza metterne in discussione il senso.
Lula ha tirato fuori 36 milioni di brasiliani dalla miseria, ma li ha spoliticizzati, una generazione intera che non cerca un altro tipo di educazione. Stiamo costruendo una società del mercato. Se c’è una vera crisi è nella relazione alunno-docente, che è impositiva e non dialogica… per la logica del mercato che introduce l’efficienza e il guadagno, che trasforma la scuola in un'impresa capitalista.
3) La pedagogia della liberazione è la pedagogia della praxis.
La praxis è per Gutierrez la mediazione dei conflitti e delle contraddizioni umane.
4) L’educazione emancipatrice è per il futuro, per costruire un altro mondo, non per confermare l'esistente.
5) Oggi l'educazione liberatrice è eco-pedagogica, ovvero ha una prospettiva planetaria, la sostenibilità. Freire diceva che mancava un capitolo alla sua pedagogia, la pedagogia della Terra. Oggi domina una pedagogia antropocentrica non olistica, quella che ci dice di rivedere i nostri paradigmi, per centrarli sulla Terra. L’educazione sostenibile non si confonde con l'economia sostenibilità, non è un’economia capitalista verde. Dobbiamo cambiare il nostro stile dei vita certo, ma anche il sistema che lo produce.
6) Educazione per un altro mondo possibile. Un altro mondo è urgente e necessario, non come determinismo. E’ l’unico futuro possibile, non ce n’è altro. Non ci sarebbe niente di umano se non tentassimo questo mondo possibile. Quindi l'importanza di indignarci e di essere trasgressori, ovvero visibilizzare quello che è nascosto, come la lotta femminista, per la sessualità, il genere, ecc. Il movimento ecologico, zapatista, i Sem terra..., erano invisibili e ci hanno mostrato altre oppressioni. E’ educare per disalienare, rendere visibile cosa fanno già gli oppressi per lottare.
L'incontro si chiude con il video sintesi di frammenti dei vari video che i gruppi hanno mandato come auto-presentazione e con la firma di una dichiarazione del Forum che richiama i principi di Freire e li rilancia nelle sfide di oggi della globalizzazione.
Video su YouTube di una parte della dichiarazione di intenti finale del Forum:
MIA VALUTAZIONE
Trovo come positivo:
- l'incontro con tante persone e realtà che usano Freire in modi e campi diversi.
- Alcuni spunti e dibattiti, alcune riflessioni sono state molto pungenti e sfidanti.
- Aver sostenuto l'ampiezza di un incontro del genere, passando sopra come gruppo partecipanti alle inevitabili mancanze organizzative (traduzioni non sempre funzionanti, confusione di spazi, relatori, consegne, ecc.).
- La presenza di persone con una grande capacità riflessiva ed esperienza pratica.
- La numerosa presenza di italiani e di giovani.
- La partecipazione generale e costante, nonostante le giornate fossero sfiancanti, con pochi momenti di pausa e modalità poco stimolanti di conduzione, salvo eccezioni.
Trovo negativo e da cambiare o migliorare:
- L'assenza pressoché totale del Teatro dell'Oppresso, nonostante Boal e Freire siano strettamente legati. Non c'era nei discorsi dei più, nelle relazioni, negli spettacoli (sono stati privilegiati Playback e sociodramma).
- Il generale stile accademico basato sulla relazione dell'esperto di fronte a un pubblico muto. I dibattiti sono stati nulli o scarsi, salvo in alcuni sotto-gruppi. Spesso anche nei piccoli gruppi si è arrivati alla carrellata di esperienze, senza poter fare domande o dialogare. Numerose poi le presenze di accademici brasiliani e la carenza di educatori di base, popolari, di altri paesi stranieri. In sintesi molta informazione e trasmissione di conoscenze più che creazione di saperi.
- Mentre sono stati omaggiati don Gino Piccio, persona estremamente ferrata nel metodo, coerente nel pensiero, parola e pratica e il Prof. Bartolomeo Bellanova, che ha tradotto vari testi di Freire, nessuno ha ricordato Giulio Girardi, teologo della liberazione, espulso da due Università Pontificie, allontanato dalla Chiesa per le sue posizioni di sintesi di marxismo e cristianesimo, osteggiato a livello accademico e morto pochi anni fa, solo e dimentico in Italia, ma ricordato vivamente nei paesi latino-americani dove aveva trascorso vari decenni a fianco dei movimenti di liberazione nella sua pratica pedagogica freiriana.
- Poca attenzione al corpo, nonostante le dichiarazioni di Freire sui tanti modi di imparare, sia come mancanza di movimento che di pause, come predominanza assoluta della parola, come spazi angusti e stretti per il teatro nel Circolo di Cultura artistico, ecc.
- Focalizzazione di tutto l’impianto più sullo scambio di esperienze che sull’identificazione delle sfide a questo movimento, dei dubbi, delle controversie teoriche e metodologiche, dei vuoti riflessivi.